2 - Non vi è alcun valore sociale nel rispetto generalizzato
della legge, non più di quanto ve ne sia nella disobbedienza
generalizzata. L'obbedienza a leggi sbagliate, in quanto maniera per
inculcare un certo servilismo astratto all'"ordine delle
leggi", può soltanto incoraggiare le già forti tendenze dei
cittadini ad inchinarsi al potere dell'autorità, a desistere dal
tentativo di mettere in discussione lo status quo. Esaltare l'ordine
delle leggi come qualcosa di assoluto è il marchio del
totalitarismo, ed è possibile creare un'atmosfera totalitaria in
una società che ha molti degli attributi di una democrazia.
Reclamare il diritto dei cittadini alla disobbedienza nei confronti
di leggi ingiuste, ed il dovere di disobbedire a leggi pericolose,
è la vera e propria essenza della democrazia, che assume che il
governo e le sue leggi non siano sacre ma strumenti, al servizio di
certi fini: la vita, la libertà, la felicità. Gli strumenti sono
dispensabili. I fini non lo sono.
3 - La disobbedienza civile può richiedere la violazione di
leggi che non sono di per sé ingiuste, allo scopo di protestare su
una questione giudicata molto importante. I ogni caso, l'importanza
della legge infranta dovrebbe essere misurata rispetto
all'importanza di quest'ultima. Una norma del codice stradale,
temporaneamente infranta, non è altrettanto importante della vita
di un bimbo investito da un'auto; l'occupazione degli uffici
pubblici non lo è quanto l'uccisione di civili in guerra;
l'occupazione illegale di un edificio non è altrettanto ingiusta
del razzismo in campo educativo. Poiché non solo delle leggi
specifiche, ma le proprie condizioni generali possono essere
insopportabili, delle leggi in sé non sbagliate possono essere
violate allo scopo di protestare.
4 - Se un atto specifico di disobbedienza civile è un atto di
protesta moralmente giustificabile, segue che l'incarcerazione di
coloro che l'hanno messo compiuto è ingiusta e dovrebbe essere
contrastata e contestate in ogni modo. Chi protesta non deve
accettare la condanna più di quanto rispettasse la regola infranta.
Possono esserci casi in cui le persone coinvolte nella protesta
possono decidere di andare in galera come ulteriore atto di
protesta, per rendere più forte la denuncia dell'ingiustizia per i
loro concittadini, ma questo è diverso dal dire che l'andare in
galera faccia parte di una regola relazionata con la disobbedienza
civile. Il punto chiave è che lo spirito di protesta dovrebbe
essere mantenuto comunque, che si finisca in galera o si sfugga
all'arresto. Accettare la prigione come atto di penitenza in
ottemperanza alle "regole" costituisce un improvviso
cedere allo spirito del servilismo, uno sminuire la serietà della
protesta.
5 - Coloro che si dedicano alla disobbedienza civile dovrebbero scegliere tattiche il più possibile non violente, in accordo con l'efficacia della loro protesta e con l'importanza della questione. Deve esistere una relazione ragionevole tra il grado di disordine ed il significato della questione in ballo. La distinzione tra danni alle persone e danni a cose dovrebbe essere capitale. Le tattiche rivolte contro la proprietà potrebbero includere (ancora una volta, in dipendenza dell'efficacia e della questione): deprezzamento (per esempio nel boicottaggio), danneggiamenti, occupazione temporanea, esproprio. Ad ogni modo, la forza impegnata in un atto di disobbedienza civile dovrebbe essere chiaramente e selettivamente rivolta contro l'oggetto di protesta.
6 - Il grado di disordine nella disobbedienza civile non dovrebbe essere misurato rispetto ad una falsa "pace" esistenze allo status quo, ma rispetto al disordine ed alla violenza reali che sono parte della vita quotidiana, apertamente espressa sul piano internazionale nelle guerre ma nascosta su quello locale dietro la facciata dell'"ordine", che oscura l'ingiustizia della società contemporanea.
7 - In questo ragionamento sulla disobbedienza civile, non dobbiamo dimenticare che i nostri interessi sono diversi da quelli dello stato e che non dobbiamo lasciare che gli agenti dello stato ci convincano del contrario. Lo stato vuole il potere, l'influenza, la ricchezza, in quanto fini in se stessi. Gli individui vogliono la salute, la pace, l'attività creativa, l'amore. Lo stato, grazie al potere e alla ricchezza che possiede, non manca di portavoce che sostengono i suoi interessi. Ciò significa che i cittadini devono comprendere la necessità di pensare ed agire per conto proprio o in accordo con i propri compagni.
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