Proposta CGIL:tassare dell'1% i grandi patrimoni per un gettito di 4miliardi



La Cgil vuole una patrimoniale che piace perfino ad Abete
di Salvatore Cannavò

In attesa che l’opposizione parlamentare spieghi la sua idea di riforma fiscale è la Cgil a fare da controcanto a Silvio Berlusconi con la proposta della patrimoniale. Susanna Camusso ha convocato ieri i giornalisti per dire che l’unica strada di riduzione delle imposte si realizza con “un’operazione vera di tassazione delle grandi ricchezze del nostro Paese: mobiliari, immobiliari, grandi patrimoni”. L’idea della Cgil è di tassare di circa l’1 per cento i patrimoni superiori agli 800 mila euro, cioè il 5 per cento più ricco del Paese, da cui ricavare circa 15 miliardi di euro all’anno. Una tassa del genere esiste in Francia, “l’imposta sulle grandi fortune” e genera circa 4 miliardi di euro.

LA PROPOSTA della Cgil può sembrare estremista ma non lo è. Anche Luigi Abete, in qualità di presidente di Assonime, l’associazione delle società quotate in Borsa, ha sostenuto che è venuto il tempo di introdurre una patrimoniale per ridurre le tasse sulle imprese e i lavoratori. Abete e Camusso divergono, però, sull’ipotesi di aumentare le aliquote Iva: se Assonime stima di ricavarne 40 miliardi da destinare alla riduzione dell’Ires e del primo scaglione dell’Irpef, la Cgil sostiene, polemizzando indirettamente anche con la Cisl, che “se si innalzano le aliquote Iva il carico ricadrebbe sulla parte più debole della popolazione”.

La Cgil ha voluto puntualizzare anche la propria posizione su rappresentanza e contratti in vista dell’incontro con Confindustria e gli altri sindacati che si terrà domani e dal quale potrebbe uscire un accordo separato. Eventualità corroborata dall’improvvisa convocazione, ieri, di un Comitato direttivo straordinario per lunedì 27, inizialmente previsto l’11 luglio. Il timore che circola in Cgil, per alcuni una certezza, è che Marcegalia e Bonanni, con la benedizione di Marchionne e Sacconi, abbiamo redatto un testo che recepisce le richieste della Fiat in tema di deroghe e che poi il governo si incaricherà di trasformare in legge.

Non a caso ieri Camusso ha ricordato che la posizione della Cgil sulla rappresentanza - certificazione degli iscritti e consenso dei lavoratori alle elezioni delle Rsu, sul modello del pubblico impiego – ricalca l’accordo del 2008 tra Cgil, Cisl e Uil e che quindi è realizzabile. Emma Marcegaglia, dal canto suo, ha dichiarato che all’incontro di domani la Confindustria ci andrà “senza preclusioni e cercando l’accordo di tutti”. Ma in Cgil osservano con inquietudine le oscillazioni degli industriali e pensano che stavolta davvero il boccino ce l’abbia Confindustria: sceglierà un “avviso comune” con Cisl e Uil, oppure un “vero negoziato” con la Cgil? Lo vedremo domani.


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