Martedì 14 su www.radioliberatutti.it è andata in onda l'intervista a Salvatore Borsellino nella trasmissione "DirettaLibera".
Sono stati affrontati diversi temi con un importantissimo tema in comune: la TRATTATIVA TRA STATO E MAFIA.
D:Lei più volte ha detto che su quel piccolo simbolo di giustizia (l'altare in ricordo della strage in Via D'Amelio, ndr) lei non vuole che sia profanato.
Profanato da chi?
R: Purtroppo dopo la strage di via d'Amelio noi non volemmo che i funerali di Paolo fossero dei funerali di Stato ma che Istituzioni o personaggi della politica si presentassero come comuni cittadini.
Per anni ci hanno imposto funerali di Stato a cui partecipavano quegli stessi rappresentanti politici e delle Istituzioni che io ritengo avessero avuto una qualche partecipazione, almeno morale, alla responsabilità di quella strage.
Ho sopportato a lungo, per più di dieci anni, dopodiché la mia rabbia è montata in maniera tale che non sono più riuscito a sopportare quella profanazione e quelle corone di Stato portate per quella che. mi sono poi reso conto, fosse anche una strage di Stato.
Perciò, con i ragazzi delle Agende Rosse abbiamo soltanto detto che da lì in avanti saremmo stati presente in quella via il 19 luglio con le nostre agende rosse. Da quel momento nessun rappresentante delle Istituzioni si è più presentato per paura di essere contestato.
Io non so che giudizio possiamo dare
di rappresentanti delle istituzioni che hanno paura delle
contestazioni tanto da non presentarsi a commemorare un magistrato
come Paolo Borsellino.
D:Quando parliamo di trattativa tra stato
e mafia, parliamo di un qualcosa che ormai si può dire archiviato,
messo in soffitta oppure fa parte di una pax mafiosa che dura
tutt'oggi?
R:No, io direi più che qualche cosa messa
in soffitta, si tratta di qualche cosa che sicuramente c'è stata.
Perché dopo una congiura del silenzio durata quasi vent'anni
durante la quale nessuno voleva ammettere l'esistenza di questa
trattativa, dopo che io, già dal 2007, grido in tutti i posti dove mi
invitano in Italia che mio fratello è stato ucciso proprio a causa
di questa tratta o per lo meno che la sua fine è stata accelerata
per portare aventi questa trattativa; oggi che un mafioso (cioè Spatuzza)
sebbene sia diventato, collaboratore di giustizia e figlio di un
mafioso, Massimo Ciancimino , ha iniziato a parlare di questa
trattativa improvvisamente rappresentanti delle istituzioni (come
Violante, Martelli, Liliana Ferraro, Conso che di questa trattativa
non avevano mai parlato) hanno cominciato a fare delle ammissioni.
Trattativa che io ritengo non sia
ancora conclusa, in quanto tutt'oggi si stanno pagando le cambiali che sono
state comprate per questa trattativa.
Secondo me, tanto per fare un esempio,
tutto quello che avviene attorno al 41bis e che è avvenuto da
vent'anni a questa parte fanno parte del pagamento di queste
cambiali.
D:Come giudica l'atteggiamento che lo
stato ha avuto nei confronti delle richieste contenute anche nel
“Papello” di Riina?
R:Io quando parlo di Stato ne parlo con
cautela perchè lo Stato è rappresentato sia dalle Istituzioni per bene e non che
dai cittadini.
Quindi posso parlare di quell'atteggiamento che
alcuni rappresentati delle istituzioni (una parte dello Stato) ha
avuto in queste vicende.
Io credo che dal '92 ad oggi ci sono
state delle manovre oscure sulle quali va fatta chiarezza e sulle
quali oggi ci sono dei magistrati a Palermo e Caltanisetta che stanno
cercando di fare chiarezza.
Per cui bisogna chiarire e capire il
perchè in certi periodi centinaia di persone sono state tolte dal
41 bis, perchè la legislazione sui pentiti è
stata stravolta, perchè non è stata portata avanti,
come avrebbe dovuto essere in maniera di rafforzarla, la confisca sui
beni mafiosi ma piuttosto addirittura si è pensato di metterli
all'asta permettendo agli stessi mafiosi, vista la disponibilità che
hanno di capitali senza limite, che sono di basso prezzo pe sporchi
di sangue.
E sono tutte cose che messe assieme ci
fanno capire, non solo come si stanno pagando le cambiali di questa
trattativa, ma anche che questa trattativa probabilmente sta
continuando davanti agli occhi di tutti.
Quando sono stati interrogati davanti
alla televisione i Graviano ed è stato chiesto loro se conoscevano
dei personaggi politici e delle istituzioni, il maggiore dei fratelli
Graviano ha risposto dopo un lungo silenzio.
Silenzio che nel linguaggio mafioso ha
un segnale evidente: “non parlo ma potrei parlare”
Questa è la continuazione della
trattativa davanti agli occhi di tutti.
D:In questi ultimi giorni è uscito un
articolo sull'espresso, parlando dei Graviano, dove si dice che
durante un intercettazione un esponente di cosa nostra ha affermato
che i Graviano hanno un appoggio politico molto in alto.
Questa persona ha fatto un nome:
“Schifano”. Molti dicono che forse è il Presidente del Senato
Renato Schifani.
Lei cosa ne pensa?
R:Io penso che sia molto probabile che si
riferisca a quella persona.
Ma d'altra parte, ci sono stati molti
collaboratori di giustizia che hanno detto che dai Graviano è stato
proprio affermato in un certo momento, in un bar di via Veneto se ben
ricordo, che c' hanno messo l'Italia nelle mani e si riferivano a
quello che è poi divenuto il Presidente del Consiglio.
R:Si, Marcello Dell'Utri è già
condannato in secondo grado per concorso esterno in associazione
mafiosa e personalmente non so quanto esterno sia effettivamente
questo concorso.
Il fatto che Dell'Utri sia stato
iscritto nel processo della trattativa che si svolge a Palermo è un
segnale per me molto positivo, cioè del fatto che quella procura in
particolare che i giudici , i magistrati come Ingroia e Di Matteo
stiano lavorando bene e nella giusta direzione e che purtroppo però
io ritengo che siano in grave pericolo che io ritengo addirittura anche
di vita visto il momento perché siamo in un momento particolare
troppo simile a quello del 92.
Un sistema di potere che è collassato
e che si deve passare ad un altro sistema di equilibrio, un altro eq
di potere.
Purtroppo nel nostro paese questi momenti hanno coinciso
con delle stragi.
Quindi non so se per questi magistrati
questi poteri forti riterranno suff la maniera con cui sono stati
eliminati altri giudici senza strage ma eliminati in altri modi.
Mi
riferisco, tanto per fare un nome, a Luigi De Magistris.
D:Lei parlava di Berlusconi ed ora
parlava del vuoto di potere.
Quindi mi sembra di capire che lei non
crede, tanto per citarne uno, ad un titolo della Stampa di una
settimana che diceva che Zagaria aveva detto che visto che non c'è
più Berlusconi è molto più facile prenderci tutti.
R:Non credo che le cose siano così.
Non è solo Berlusconi, c' Berlusconi e
c'è chi gli sta attorno.
A parte quello anche durante il suo
Governo i latitanti venivano presi, anche di spessore, quelli di cui
il governo si vantava.
Io credo che quei latitanti siano stati
presi nonostante quel governo, nonostante [...] il fatto che ai
magistrati vengano tolti o si tentano di togliere le armi per poter
condurre la loro indagine, nonostante che si tolgono fonti alle forze
dell'ordine, nonostante questo i pezzi sani della nostra istituzione
(trai quali io metto la magistratura e parte delle forze dell'ordine)
hanno conseguito dei successi notevoli […]
Questa affermazione di Zagaria bisogna
vedere cosa intendesse dire e con quale valenza ha fatto questa
affermazione.
Decisi di ricominciare a parlare e lo
feci con una lettera aperta che pubblicai sulla rete che si chiamava
appunto 19 luglio 1992 una strage di Stato.
Perché in quei 10 anni (dal 1997 al
2007, ndr) di silenzio avevo continuato a cercare di capire cosa è
veramente successo nel 92 ed ero venuto nella determinazione e nel
convincimento che quella di via d'Amelio non fosse stata soltanto una
strage di mafia ma fosse stata anche e soprattutto una strage di
stato.
Da allora ho cominciato a girare tutta
l'Italia invitato per lo più da gruppi di giovani, e a gridare
dovunque la mia voglia di verità voglia di giustizia e la mia
rabbia.
Questi sentimenti sono stati
evidentemente molto contagiosi soprattutto trai giovani e a poco a
poco si è formato in maniera quasi spontanea questo movimento.
Solo da poco tempo abbiamo costituito
una associazione, le agende rosse, ma erano di persone che venivano
alle nostre manifestazioni e ai nostri incontri con questa agenda
rossa in mano in quanto questa agenda rossa è stata scelta da me e
da loro quale simbolo della ricerca della verità e della giustizia.
Perché su quella agenda rossa esistono
sentenze arrivate in cassazione sentenze che hanno messo una pietra
tombale sulla verità sulla giustizia visto che è stato addirittura
negato quasi che questa agenda rossa sia mai esisti e che fosse
contenuta nella borsa di Paolo.
Questo nonostante Agnese e Lucia
(moglie e figlia di Paolo) avessero testimoniato che Paolo, prima
di partire dalla Villa Grazia di Carina per andare il 19 luglio al suo
appuntamento con la morte, mise l'agenda nella borsa.
Non c'è stato mai la
fase dibattimentale di un processo che si sono sempre arenati
addirittura nell'udienza preliminare nonostante esistono fotografie
di una persona che si allontana dalla macchina di paolo portando la
borsa in mano.
Ora, io non dico che questa sia la
persona che abbia sottratto l agenda però dico che dalla fase
dibattimentale di un processo si sarebbe potuto sicuramente arrivare
se non alla verità ad avere maggiori elementi su chi avrebbe potuto
sottrarre questa agenda.
Visto che io ritengo che l'assassinio
di Paolo sia stato organizzato in quella maniera e in quel modo anche
per potergli sottrarre l'agenda perché uccidere Paolo senza far
sparire l'agenda non sarebbe servito a niente non è di certo alla
mafia che interessava far sparire l'agenda ma sicuramente a quei
personaggi delle istituzioni delle quali avevano potuto parlare
collaboratori di giustizia come Gaspare Mutolo che per primo aveva
parlato delle infiltrazioni e delle criminalità organizzate
all'interno di istituzioni, all'interno della stessa magistratura,
delle forze dell'ordine, dei servizi segreti.
Aveva parlato di Signorino che era
stato pubblico ministero al maxi processo, aveva parlato di Contrada
che poi è stato condannato per concorso esterno e che si trova oggi
purtroppo non più in galera dove sarebbe il suo posto ma agli
arresti domiciliari a Palermo e quindi quell'agenda rossa avrebbe
dovuto sparire ed è sparita.
È per questo che abbiamo scelto
l'agenda rossa quale simbolo di verità e della ricerca di giustizia.
Il Movimento Agende Rosse è un
movimento, contrariamente ad altri movimenti che hanno campo di
azione più vasto, si limita semplicemente alla richiesta di verità
e giustizia sulle stragi di via d'Amelio, dei Georgofili, di via
Palestro che ne sono la logica continuazione.
Riteniamo che fino a quando sulla
nostra repubblica graverà questo peccato originale di queste stragi
che sono all'origine di questa seconda Repubblica, senza quelle
stragi non avrebbe potuto esserci questa seconda Repubblica.
E quindi fino a quando ci sarà questo
peccato originale sul nostro paese le cose nel nostro paese non
potranno cambiare.
Su una Repubblica fondata sul sangue
non può venire fuori che quello che viene fuori oggi cioè una
Repubblica, sistema di potere che è annegato nel fango almeno fino
ad oggi.
Oggi è stato sostituito da un altro ma
è una fase transito ma bisogna vedere cosa ne verrà fuori.
R:Il ricordo vale a poco o a nulla.
io mi rifiuto sempre id andare a
inaugurare lapidi, strade intitolate a Borsellino e Falcone e i
ragazzi morti con loro
Perché ritengo che uno Stato che sia
degno di questo nome prima di tutto debba dare giustizia e poi può
pensare alla memoria e a intitolare strade.
L'unica volta che sono andato ad
inaugurare un circolo qui a Paderno Duniano, qualche tempo dopo in
quel circolo si è svolta una riunione per il giuramento di un locale
'ndranghetista, una 'ndrina lombarda che è stata poi identificata
dai magistrati nell'operazione “infinito”.
Quel circolo era intitolato a Falcone e
Borsellino quindi la memoria serve a poco e diciamo questo ne è un
paradigma evidente.
In ogni caso io distinguo tra ricordo e
memoria.
Il ricordo è qualcosa di
cristallizzato e si possono ricordare i parenti morti però non un
magistrato ucciso anche dallo stato in un paese che vie in una
Repubblica che è diretta conseguenza di quella strage.
Non si può parlare di ricordo
per questo io ho mutuato da quando
Borrelli il capo della procura di Milano disse “resistere,
resistere, resistere” ho mutuato questo grido di “resistenza,
resistenza resistenza”.
Anche perché ritengo che quei martiri
(visto che non posso più chiamarli eroi dato che eroe qualcuno ha
chiamato un assassino come Vittorio Mangano) di queste stragi siano
assimilabili ai martiri della resistenza.
Sono morti per cercare di costruire un
paese nuovo, un paese libero da questo cancro nato nelle regioni del
sud...la criminalità organizzata, la 'ndrangheta, la camorra la
sacra corona unita, la mafia.
Si è purtroppo entrato in metastasi ed
oggi credo abbia aggredito l'intero organismo del nostro paese.
D:Cosa pensa di Franco Cassata?
R:Franco Cassata è uno di quegli esempi
nei quali purtroppo i posti in alto nella magistratura siano occupati
da persone non assolutamente degne di occuparli.
Purtroppo quello di Franco Cassata non
è l'unico caso, Cassata è stato tra l'altro di recente , mi
risulta, denunciato per aver preparata lui stesso un dossier anonimo
su Parmaliana per screditarlo agli occhi dell'opinione pubblica.
Io spero che questa denuncia porti o
alle dovute dimissioni di Cassata dal posto che occupa alla procura
di Messina oppure che queste indagini vadano avanti e che ci facciano
sapere di più su quella Corda Frates cioè su quel circolo massonico
in cui magistrati come lui sedevano accanto a mafiosi in quello che
veniva denominato il “rito cloridano”.
Lì c'è una continuità tra le
Istituzioni dello stato e pezzi dell'antistato, è quello il grosso
problema di certe procure del sud.
D:Pierluigi Battista (editorialista del
Corriere della Sera) afferma che parlare di Trattativa sulle stragi
di Borsellino e Falcone in questo caso si rischia di minimizzare la
mafia.
Lei cosa si sente di rispondere?
R:E' piuttosto ambigua.
Io non apprezzo questa uscita.
Che cosa vuol dire? Che non si deve
parlare di trattativa?Io non capisco.
Se la trattativa è la causa
dell'assassinio e della strage di via d'Amelio, che poi ha portato
agli equilibri su cui è nata questa seconda Repubblica, cosa
significa?
Vorrei che Battista mi spiegasse cosa
vuol dire minimizzare la mafia.
Sono quelle affermazioni generiche di
cui non si capisce il senso.
Battista potrebbe evitare, potrebbe
fare del giornalismo più mirato e più serio.
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